Sito Storico "Un Omaggio al DUCE" - Online dal 28 Luglio del 2000 un impegno sempre rinnovato perchè non dobbiamo mai dimentichare quello che ha fatto Benito Mussolini per l'Italia e per gli Italiani. Portare avanti la sua idea è il nostro compito. Il Ventennio Fascista è stato l'unico, dopo duemila anni a ridare gloria all'Italia. W Il DUCE W Il Fascismo !

La Storia del Ventennio

L ‘intervento in Spagna e l’alleanza con la Germania

Abbandonata la prudenza che nel complesso aveva caratterizzato la sua politica estera fino al 1935, Mussolini, dopo la conquista dell’Etiopia, si gettò nella guerra civile spagnola. A Ciano fu affidato l’impegno di organizzare l’intervento italiano a favore di Franco, intervento che, attuato dapprima con pochi aeroplani, assunse gradualmente un peso sempre maggiore. Migliaia di "volontari", che aveva iniziato il pronunciamento contro il governo legittimo della Spagna. All’inizio dell’intervento italiano, furono occupate le isole Baleari, dove venne inviato come proconsole Arconovaldo Bonaccorsi, un capo della Milizia. Incomparabilmente maggiore l’impegno italiano rispetto a quello della Germania, che si limitò a inviare alcuni aeroplani. I passi preliminari per la costituzione di un’alleanza italo-tedesca cominciarono nell’autunno del 1936. In ottobre Ciano si recò a Berlino e a Berchtesgaden, dove vantò la potenza militare dell’Italia fascista, in grado, disse, di battere contemporaneamente la Francia e l’Inghilterra. Furono in linea di massima stabilite le due zone d’influenza: alla Germania l’Europa orientale e il Baltico, all’italia il bacino mediterraneo. Ciano tornò a Roma molto soddisfatto, affermando di aver trovato i tedeschi "assai più arrendevoli e malleabili" di quanto avesse immaginato. Mussolini cominciò a pensare concretamente a quella che immaginava sarebbe stata una "guerra lampo", da risolvere nel giro di sette settimane. Concepiva un grande disprezzo per gli inglesi e faceva un gran conto del fattore demografico, cioè del basso tasso di natalità dei paesi democratici, inclusi gli Stati Uniti, che vedeva, nel giro di pochi anni, ridotti a una popolazione dimezzata; e della sua idea di poter pianificare e dirigere l’andamento demografico italiano, con una politica di incentivi che ne facesse aumentare rapidamente la popolazione. Con le idee di Mussolini sulla demografia si legava la sua concezione del ruolo della donna nella società. Con mossa caratteristica nella politica estera, o forse per calcolo di prudenza, il 2 gennaio 1937 Mussolini fece firmare un patto italo-britannico detto Gentlemen agreement, in base al quale i due governi dovevano rinunciare a qualsiasi modificazione dello status quo nel Mediterraneo. Per togliere un ostacolo a questo atto diplomatico, Mussolini negava ostinatamente che gli italiani continuassero a combattere in Spagna, e i rappresentanti italiani sedevano nel Comitato del non intervento societario. Ma proprio in Spagna l’Italia fascista incorse in un grave incidente di percorso, quando, nel tentativo di avanzare in fretta affinché fossero gli italiani a vincere la corsa per Madrid, nel marzo 1937 esse furono sconfitte nella battaglia di Guadalajara, dove si trovarono di fronte altri italiani delle brigate antifasciste. Per arginare la perdita di prestigio che gliene derivava, Mussolini manovrò la stampa italiana, contemporaneamente bloccando o limitando l’ingresso della stampa britannica in Italia. Ora, più ancora che alla Francia, pensava di muovere guerra alla Gran Bretagna. Nel novembre 1936, in un discorso a Milano, il Duce adoperò per la prima volta la fatale parola "Asse" per indicare la concordanza di vedute tra Roma e Berlino e il proposito di svolgere un’azione internazionale comune. Nel 1937 egli era ormai deciso a fare dell’Asse lo strumento di una guerra, trasformandolo in una vera e propria alleanza italo-tedesca. Nel marzo di quell’anno si recò in Libia, dove, a cavallo, impugnò teatralmente "la spada dell’Islam". Nel settembre Mussolini accettò l’invito di Hitler a recarsi in Germania, dove i tedeschi fecero sfoggio di manovre militari grandiose. La visita si concluse con un discorso pronunciato da Mussolini, in tedesco, in un raduno di massa a Berlino. L’accoglienza era stata senza dubbio tale da lusingare la vanità del Duce. Ciano lo incoraggiava a osare fino in fondo, anche se occorreva attendere la fine della guerra civile in Spagna, dove intanto l’aviazione fascista compiva bombardamenti terroristici sulle città e la popolazione civile. Nel dicembre 1937, in una riunione del Gran Consiglio durata pochi minuti e senza discussione, fu decisa l’uscita dell’Italia dalla Società delle Nazioni, che Mussolini annunciò la sera dell’11 dal balcone di Palazzo Venezia. Contemporaneamente l’Italia firmava con la Germania e il Giappone un patto tripartito contro il comunismo, questa volta senza neppure riunire il Gran Consiglio. Sempre alla fine del ‘37 l’Opera Nazionale Balilla e i Fasci giovanili furono fusi nella Gioventù Italiana del Littorio, che inquadrava così tutti gli italiani dalla più tenera età fino all’età sufficiente per entrare nel PNF. All’inizio del 1938, oltre all’abolizione del "lei" sostituito dal "voi" e della stretta di mano sostituita dal saluto col braccio levato, cominciò l’imitazione della Germania: nell’esercito fu introdotto il "passo dell’oca", ribattezzato "passo romano", che Mussolini disse mutuato dalle antiche legioni romane, e soprattutto il Duce cominciò a pensare a introdurre anche in Italia una legislazione antisemita.

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