Sito Storico "Un Omaggio al DUCE" - Online dal 28 Luglio del 2000 un impegno sempre rinnovato perchè non dobbiamo mai dimentichare quello che ha fatto Benito Mussolini per l'Italia e per gli Italiani. Portare avanti la sua idea è il nostro compito. Il Ventennio Fascista è stato l'unico, dopo duemila anni a ridare gloria all'Italia. W Il DUCE W Il Fascismo !

La Storia del Ventennio

La guerra d'Etiopia

Negli anni ‘30 Mussolini aveva fatto una serie di discorsi bellicisti. Fu nel pieno della crisi dei rapporti tra l’Italia fascista e la Germania nazista provocata dal putsch di Hitler contro Dollfuss e mentre Mussolini formava il "fronte di Stresa" in funzione antitedesca che egli decise la guerra contro l’Etiopia. Il contingente italiano era di oltre mezzo milione di uomini. La preparazione diplomatica vide, nel gennaio 1935, la firma di un trattato con la Francia. Nel frattempo egli diede disposizioni perché si allestissero idee anche contro le colonie africane della Gran Bretagna. Il 2 ottobre 1935, dal balcone di Palazzo Venezia, Mussolini annunciò che la guerra contro l’Etiopia era incominciata ("Abbiamo pazientato quarant’anni! Ora basta!"), sebbene fosse stata evitata la dichiarazione di guerra. Le operazioni ebbero inizio il giorno dopo. L’aggressione all’Etiopia fu presentata come una guerra di difesa e non provocò grandi danni per lo sforzo bellico italiano, e costituì invece un grande vantaggio per Mussolini, il quale se ne servi per infiammare la reazione degli italiani contro le "inique sanzioni". Il comando dell’impresa era stato affidato al vecchio generale De Bono, sotto la diretta autorità di Mussolini, senza la mediazione dello Stato Maggiore. A combattere nell’aeronautica Mussolini inviò in Africa orientale il genero Galeazzo Ciano e il figlio Bruno, che aveva allora soltanto diciassette anni, oltre a vari ministri e gerarchi. De Bono si rivelò ben presto impari al suo compito e nel novembre 1935 venne sostituito, con il contentino della nomina a maresciallo, dal maresciallo Badoglio. La guerra prese concretamente il via al principio del 1936, con Badoglio che con il grosso dell’esercito si muoveva da nord, mentre Graziani, dal marzo 1936, comandante del corpo coloniale della Somalia, avanzava a sud, contro forze militari etiopiche clamorosamente inferiori, soprattutto come armamento e in modo particolare per quanto riguarda l’aviazione, praticamente inesistente dalla parte dell’imperatore I-Iailé Selassié. La conquista dell’Etiopia realizzata facilmente il 5 maggio 1936 Badoglio occupò Addis Abeba. Per questo successo Mussolini fu insignito dal re della Gran Croce dell’Ordine militare di Savoia. L’oratoria del Duce seppe abilmente valorizzare, sfruttando anche il mito della "riapparizione dell’impero sui colli fatali di Roma", come disse nel trionfale discorso del 9 maggio 1936 da Palazzo Venezia, determinarono e segnarono il punto più alto nella parabola della fortuna politica di Mussolini e del consenso che poté assicurarsi. A Ottavio Dinale, suo vecchio collaboratore al Popolo d’Italia, Mussolini disse: La conquista dell’Etiopia non è un punto d’arrivo, è un primo passo che resterebbe senza senso se io non avessi la netta visione degli altri passi che dovrò per forza fare e far fare. Dalla guerra d’Etiopia fino alla seconda guerra mondiale, per ordine di Starace ma sotto la suprema regia di Mussolini, il conformismo dilagò e divenne più imperante che mai e la censura ancora più opprimente di prima. Dopo la conquista dell’Etiopia e la proclamazione dell’Impero, le riunioni e le adunate a cui partecipava Mussolini venivano aperte da Starace, il quale esclamava: "Salutate nel Duce il fondatore dell’Impero!". Nel giugno 1937 il ministero della Stampa e Propaganda cambiò denominazione e divenne ministero della Cultura Popolare, detto volgarmente Minculpop. Hitler intanto colse il momento propizio per introdurre truppe tedesche nella Renania smilitarizzata. Il primo aprile 1936 Mussolini ordinava alla stampa italiana di assumere un tono nettamente filotedesco, mentre il capo della polizia Arturo Bocchini firmava un patto segreto con il suo omologo Himmler ed ebbero inizio conversazioni tra gli Stati Maggiori dei due eserciti. Nel giugno 1936 Mussolini nominò ministro degli Esteri Galeazzo Ciano. A 37 anni il genero del Duce diventava il secondo uomo del regime e, come ha scritto Grandi, "l’effettivo padrone d’Italia". Segnaliamo anche, a questo punto, che data dal 1936 l’inizio della relazione di Mussolini con Claretta Petacci, lei, allora, ventiseienne, lui cinquantatreenne: fu, da una parte e dall’altra, una passione ardente, l’unico vero amore nella vita del Duce. Dei favori che derivavano loro da quella relazione approfittarono largamente i parenti di Claretta: il padre Francesco, medico, il fratello Marcello, affarista, la sorella Myriam, attricetta cinematografica, in arte Myriam di San Servolo.

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