Sito Storico "Un Omaggio al DUCE" - Online dal 28 Luglio del 2000 un impegno sempre rinnovato perchè non dobbiamo mai dimentichare quello che ha fatto Benito Mussolini per l'Italia e per gli Italiani. Portare avanti la sua idea è il nostro compito. Il Ventennio Fascista è stato l'unico, dopo duemila anni a ridare gloria all'Italia. W Il DUCE W Il Fascismo !

La Storia del Ventennio

La dichiarazione di guerra

Mussolini si era adattato alla neutralità malvolentieri, sembrandogli vergognoso restare fuori del conflitto, dopo aver predicato la guerra per vent’anni; ma i fatti, cioè l’impreparazione militare ed economica, avevano finito per imporsi. Uno dei problemi più gravi era quello dei rifornimenti di carbone, che già cominciava a scarseggiare, tanto da paralizzare l’industria degli armamenti. 11 3 gennaio 1940 il Duce scrisse al Fùhrer una lunga lettera in cui dichiarava che l’Italia, non potendo sostenere una guerra lunga, sarebbe intervenuta soltanto al momento decisivo. Furono i grandi successi militari tedeschi e il crollo della Francia a trascinare Mussolini nella determinazione di far entrare l’Italia in guerra. Questa decisione fu rafforzata in Mussolini dal quadro ottimistico che il ministro degli Esteri tedesco Ribbentrop gli dipinse quando il 10 e 11 marzo 1940 fu a Roma, consegnandogli la risposta di Hitler alla sua lettera del 3 gennaio. Da parte sua Mussolini assicurò che la Marina e l’Aviazione italiane, più efficienti che mai, avrebbero avuto facilmente la meglio sui nemici. Queste posizioni furono ribadite il 18 marzo in un incontro diretto tra il Duce e il Fùhrer al Brennero. Come egli spiegò ai suoi più intimi collaboratori, per l’Italia si trattava di un calcolo sottile: intervenire non troppo presto né troppo tardi. Ancora il 31 marzo 1940 confermò che egli avrebbe ritardato l’intervento "il più a lungo possibile". Ai primi di aprile comunicò agli Stati Maggiori dell’Esercito e della Marina che la dichiarazione di guerra si avvicinava. Mentre per le forze militari di terra indicava una guerra difensiva, per la Marina dava disposizioni di carattere offensivo; ma non ordinò che fossero approntati piani particolareggiati per un attacco contro Malta, la Corsica, Biserta o l’Egitto. Per i tedeschi, Malta e l’Egitto erano i bersagli naturali dell’azione italiana. Mussolini, nel suo orgoglio, declinò l’offerta di Hitler di fornirgli per l’Africa duecentocinquanta carri armati pesanti. In compenso accettò la richiesta tedesca di inviare in Germania venti divisioni italiane per un attacco congiunto contro la Francia; ma poi non diede alcun seguito a questa forzata decisione. Nell’aprile del 1940 l’invasione tedesca della Norvegia e della Danimarca convinse Mussolini che era ormai giunto il momento d’intervenire per non perdere, disse, "l’appuntamento con la storia". La propaganda bellica fu accentuata, la guerra fù presentata agli italiani come gloriosa e vantaggiosa, e la vittoria era sicura, indiscutibile. L’occupazione tedesca del Belgio e l’avanzata in Francia completarono il quadro; anche quelli tra i gerarchi che erano stati critici sulle prospettive della guerra si allinearono adesso sui piani del Duce. Alla fine di maggio, nel momento peggiore per la Francia e per l’Inghilterra (che aveva cominciato da Dunkerque il ritiro delle truppe britanniche dal suolo francese), mentre l’offensiva tedesca travolgeva il Belgio e l’Olanda, Mussolini informò i capi militari che aveva deciso di dichiarare la guerra la settimana successiva. Mussolini disse che gli occorrevano mille o duemila morti italiani per sedersi al tavolo della pace, dettare le sue condizioni e ottenere la sua parte del bottino (e proprio questo termine adoperava. In vista dell’entrata in guerra, a Mussolini necessitava dal re la cessione del comando supremo delle forze armate. Vittorio Emanuele III dopo due settimane gli diede il comando. Il 10 giugno 1940 Mussolini, dichiarò guerra alla Francia e all’Inghilterra e la sera dal balcone di Palazzo Venezia ne diede solenne annuncio al popolo italiano. Tuttavia di operazioni militari non ci fu per il momento neppure l’ombra, e Malta, la Corsica e l’Egitto non furono bersaglio di alcun attacco. Soltanto il 17 giugno, quando la Francia in ginocchio chiese l’armistizio, il Duce diede l’ordine di abbandonare sulle Alpi la posizione difensiva e di attaccare. Contemporaneamente, in un incontro a Monaco con Hitler il 19 giugno, avanzò la richiesta delle conquiste territoriali per concedere l’armistizio: la Francia meridionale, la Corsica, la Tunisia e la Somalia francese. Una avanzata delle truppe italiane si ebbe lungo la costa, fino a Mentone. Tuttavia, nonostante l’accordo con Hitler, che aveva accettato le condizioni comunicategli per l’armistizio, poche ore prima dell’arrivo della delegazione francese per la firma Mussolini di sua iniziativa decise di abbandonare quelle richieste. Difficile dire perché. Ma ora la guerra continuava contro l’Inghilterra. Mussolini chiese pertanto all’alleato di affiancarlo con truppe italiane nella progettata invasione della Gran Bretagna: Hitler rispose che gli italiani potevano essere meglio utilizzati e impiegati nel bacino mediterraneo. Progettò allora un duplice attacco, contro la Jugoslavia (per conquistare la Croazia e la Dalmazia) e contro le forze inglesi in Egitto. Ci furono le battaglie navali di Punta Stilo e di Capo Spada, allargo delle coste calabresi, il 9 e il 19 luglio 1940, e poi quella di Capo Teulada il 27 novembre. Nessun attacco fu invece effettuato contro Malta, chiave di volta del sistema di sicurezza inglese nel Mediterraneo.

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